Federica Marin è l’esempio di artista che unisce la cultura all’esperienza, gli studi al viaggio. Tutto questo è evidente nelle sue opere. Pubblico sul mio blog l’intervista completa da me realizzataal maestro Federica Marin e pubblicata su 4 pagine nel volume Profili d’Artista 2020. (Editoriale Giorgio Mondadori).
Dove vive?
Dopo la laurea in Architettura al Politecnico di Milano, ho iniziato la carriera accademica e sono rientrata a Udine dove, successivamente, ho aperto uno studio privato in centro. Ho studi specialistici in grafica e fotografia con borse di studio nel dottorato di ricerca in Ingegneria civile e ambientale all’Università degli Studi di Udine. Vivo a Udine e sto approfondendo una ricerca nell’area turistica sul territorio regionale.
A che età ha cominciato a fare fotografia?
Prima degli studi artistici superiori, ho valorizzato la mia ispirazione fotografica a partire dai dodici, tredici anni.
Quali sono stati i suoi maestri o comunque c’è qualcuno o un movimento al quale si è ispirata?
L’influenza stilistica, avvenuta insieme all’acquisizione tecnica e pratica realizzata in diversi anni di laboratorio, è partita dai maestri e dalle scuole locali, Italo Zannier, Franco Fontana, Tina Modotti e si è estesa alla scuola di paesaggio americana, ai protagonisti della Farm Security Administration e alla scuola italiana con Luigi Ghirri, Giovanni Chiaromonte, Gabriele Basilico, Guido Guidi, Mimmo Jodice, Fabrizio Ferri. Significativi sono stati i corsi di specializzazione in fotografia al Politecnico con Piero Pozzi, Roberta Valtorta e Poalo Rosselli.
Quando ha fatto la prima mostra?
La prima esposizione fu una personale a quattordici anni.
La prima opera venduta?
Prima opera venduta a quindici anni. Il soggetto rappresentava il mare d’inverno, mi perdevo nei pomeriggi nelle dune del mare.
Che cosa racconta la sua arte?
La fase iniziale della mia produzione artistica è legata al B/N, perfezionato nel tempo con borse di studio e manifestazioni all’estero (Ungheria, Romania, Paesi Baltici, Canada, e altri). La transizione verso l’uso del colore si è accompagnata al passaggio dall’analogico al digitale, pur mantenendo vive entrambe le aree di lavoro. Da allora il racconto si amplia e la fotografia abbraccia la pittura e la grafica, settori in cui ho acquisito una preparazione specifica. L’arte viene interpretata come un unicum.
Qual è stata l’emozione più grande nella sua attività artistica?
L’emozione più grande è rappresentata in quegli attimi, secondi, in cui i miei sentimenti si incrociano con la proiezione della mia visione mentale nella realtà e scatto…il momento, l’unico istante nel quale pensiero, composizione e luce sono perfettamente allineati.
I media e il pubblico influenzano la sua arte?
La mia produzione artistica non subisce condizionamenti da parte del pubblico e dai media.
Quando ha cominciato a essere conosciuta?
A livello regionale mi sono fatta conoscere con le prime personali importanti come quelle a Villa Manin di Passariano e al Castello di Udine intorno al 2000. Successivamente, mi sono affermata a livello nazionale ed internazionale con mostre e concorsi di rilievo particolare (Montecarlo, Parigi, Mosca, Miami, New York, Toronto, Chicago, Barcellona, Rio de Janeiro, Madrid, Berlino, Londra, Montreux, Cannes).
Lavora di notte o di giorno?
Non c’è una regola.
Per lei la fotografia è una fatica o una gioia?
Produrre artisticamente un progetto è sempre un immenso piacere.
C’è un grande maestro del passato al quale lei guarda?
La ricerca artistica è un percorso individuale ed articolato. Nel mio bagaglio personale rientrano gli studi artistici superiori, l’architettura, l’ingegneria e gli approfondimenti attraverso corsi di specializzazione in fotografia fatti all’università con particolare riferimento a Gabriele Basilico, Giovanni Chiaromonte, Mimmo Jodice, Luigi Ghirri, Guido Guidi, Tina Modotti, Marina Ballo Charmet, Robert Frank, Edward Weston, Man Ray, Dorothea Lance, Minor White, Walken Evans, senza dimenticare la poesia dei paesaggi di Ansel Adams e di Sebastiao Salgado, puro incanto.
Se tornasse indietro rifarebbe l’artista?
Tutta la mia vita e la mia formazione “sono” nell’arte.
Quando ha terminato un’opera a chi la fa vedere per primo?
A mia madre.
È più sincera nella vita o nella fotografia?
L’opera è lo specchio della mia anima, quindi, come tale, sincera.
Se dovesse descrivere la sua arte in poche parole che cosa direbbe?
La mia arte è innovativa sotto il profilo tecnico e concettuale e ricerca l’essenza vera, l’energia di ciò che io percepisco nel soggetto ad iniziare dalla realtà e trasforma la mia capacità visionaria in altre opportunità della vita, della materia. I soggetti in tal modo prendono nuova vita e attraversano il tempo, abbandonando la staticità e la rigidità che caratterizzano la “normale” ripresa fotografica.
Quale sarà il passo successivo per la sua arte?
Il passo successivo viene rappresentato dal consolidamento della mia produzione artistica a livello internazionale.