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Jucci Ugolotti è uno dei maestri più autorevoli dell’arte plastica a livello internazionale. Le sue opere sono la testimonianza della sua attitudine alle sculture di grandi dimensioni e della sua sapienza che ha coltivato giovanissima all’Accademia di Belle Arti. La sua ricerca è per lei “lo specchio della mia interiorità, una spontanea emozione incorrotta dal tempo, perché autentica”.

Jucci Ugolotti è uno dei maestri più autorevoli dell’arte plastica a livello internazionale. Le sue opere sono la testimonianza della sua attitudine alle sculture di grandi dimensioni e della sua sapienza che ha coltivato giovanissima all’Accademia di Belle Arti. La sua ricerca è per lei “lo specchio della mia interiorità, una spontanea emozione incorrotta dal tempo, perché autentica”.

Dov’è nata?

Sono nata a Parma

Quanti anni fa?

Troppi! Al mio sessantesimo ho smesso di contare gli anni e i chili.

I suoi genitori che cosa facevano?

Mio padre era medico e mia madre ha fatto la “mamma”. È stata un’ottima educatrice.

Dove vive?

Ora non più in città ma nella campagna parmense.

A che età ha cominciato a fare scultura?

Ho iniziato molto presto: ero adolescente.

Quali sono stati i suoi maestri o comunque c’è qualcuno o un movimento al quale si è ispirata?

Sono stata allieva, all’ Accademia di Brera, di Marino Marini e di Alik Cavaliere. Anche Guido Ballo è stato importante per lo studio dell’arte soprattutto moderna.

Quando ha fatto la prima mostra?

Nel 1980, alla galleria Niccoli di Parma.

La prima opera venduta?

Avevo quattordici anni.

Che cosa racconta la sua scultura?

Racconto me stessa, la mia storia, la mia cultura, la mia terra.

Qual è stata l’emozione più grande nella sua attività artistica?

Penso sia stata proprio l’inaugurazione della mia prima mostra, alla cui preparazione avevo dedicato anni, ritagliando spazi tra la docenza, famiglia e i figli piccoli.

I media e il pubblico influenzano la sua arte?

No, non credo, anche se vivo nel mio tempo.

Quando ha cominciato a essere conosciuta?

Dopo la prima mostra, ho iniziato ad avere committenze in campo plastico, anche di restauro e rifacimento di opere monumentali. Molto prima c’erano state quelle pittoriche, quando ero ancora studentessa.

Lavora di notte o di giorno?

Adoro le ore notturne, ma non per il lavoro attivo, solo per la riflessione, progettazione, lettura.

Per lei la scultura è una fatica o una gioia?

La scultura è per me ragione di vita: può essere anche fatica fisica che tuttavia nel momento creativo non avverti.

C’è un grande maestro del passato al quale lei guarda?

Credo di avere studiato in profondità tutto il percorso dell’arte plastica, dall’ arcaismo in poi.

Quali sono i materiali che ama di più?

Direi i materiali più tradizionali perché danno un senso di incorruttibilità, quasi di eternità. Tuttavia adoro la creta e mi piace modellare.

Se tornasse indietro rifarebbe l’artista?

Certamente, l’ho desiderato da sempre!

Quando ha terminato un’opera a chi la fa vedere per primo?

Non la faccio proprio vedere! Ho un certo pudore nel mostrare la nudità della mia mente. Espongo l’opera in pubblico quando è necessario, del resto penso di esser proprio io il critico più esigente.

È più sincera nella vita o nella scultura?

Credo di essere una persona sincera, sia nella vita che nella scultura, e mi pare che ciò si possa intuire osservando il mio lavoro.

Se dovesse descrivere la sua scultura in poche parole che cosa direbbe?

La mia ricerca è lo specchio della mia interiorità, una spontanea emozione incorrotta dal tempo, perché autentica.

Quale sarà il passo successivo per la sua arte?

Mi piacerebbe non avere limiti di dimensioni.

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